Ebbene si L’HO FATTA, ho finito la mia prima maratona.
E’ UN’ESPERIENZA UNICA, INDIMENTICABILE, IMPRESSIONANTE, che ti segna e ti cambia.
Questa è la mia maratona, indipendente dal tempo e tutte le menate che gli girano intorno.
“Quando arrivare vale una vittoria” , così titola la STAMPA di Martedì pubblicando la lista di tutti gli atleti arrivati. Penso he nessun titolo possa essere più corretto.
Chiudere questa maratona è un regalo che mi sono fatto e che ho voluto fare al mio papà, oggi purtroppo non era al traguardo ad aspettarmi ma in compenso ha corso con me tutta la gara.
Una cosa devo dire prima di qualsiasi altra, ossia un grazie ai miei due compagni di avventura, Franco e Alberto. Franco per avermi sopportato la sera prima con tutte le mie paturnie, essere stato con me alla partenza, e avermi aspettato con un sorriso immenso quando stremato ho tagliato il traguardo. Alby che è stato mio compagno di cammino, due “fratellini” che hanno assaporato insieme l’ avventura, quello che mi ha stoppato e dato ritmo per tutta la prima parte di gara dove io chiaccheravo e allungavo e lui mi richiamava all’ ordine. Alby che quando non stava bene mi diceva vai, pensando che ne avevo ( vana aspettativa), quello che nonostante una vescica inumana ha tagliato il traguardo sorridendo.
Ma come è stata la maratona? Be, alla partenza un gran cagotto! Eravamo li, ammassati in piazza con addosso un bel sacchetto della ruera. Io mi guardavo intorno e continuavo a dirmi ” ma cosa cavolo ci faccio io qui?”. Ma il tempo per pensare è stato poco. BAM….si parte! Di colpo il pensiero da “cosa faccio qui” è diventato” vacca boia, adesso ci sono da fare solo 42 chilometri e 195 metri” QUATTROmilioniDUEcentoDICIANNOVEmilaCINQUECENTO centimetri” che ad un passo medio di 80 cm sono circa CINQUANTADUEMILASETTECENTOQUARANTAQUATTRO passi! In poche parole “STICAZZI”.
Partenza e via lungo il viale, tutto sampietrino bastardo che devi starci attento di brutto, arrivi al fiume e da li grandi grandi, lunghi lunghi vialoni interminabili.
Devo ammettere che la sensazione dei primi 20 Km è stata davvero strana, la mente si era liberata, i pensieri volati via e i primi 20 li abbiamo passati io e Alby chiaccherando del più e del meno. Alby cercava di tenere un passo costante guardando il Garmin, io come sempre invece ho deciso di fare di testa mia e mi facevo il passo guardando la distanza tra i palloncini della 4:30 che mi precedevano, senza assilli ne altro. Ecco lo dico subito è così che mi sono gestito, prima con i palloncini, poi ascoltandomi dentro e pensando alle parole dei miei guru di questa esperienza Ferry, Cesarino e Polo. Passano i chilometri, la sensazione è buona. Al 28 Alby paga pegno per le scarpe nuove con troppo pochi Km e comincia a sacramentare. Per un poco resto con lui ma poi ho dovuto salutarlo ( a dire il vero lui erano almeno 20 minuti che mi mandava a cagare e diceva di andarmene e fare la mia gara) e da li è iniziata per me la MIA maratona. Dico la mia perché li sono rimasto solo, solo con me stesso e con il mio obiettivo.
Arrivo al 30 e tutto va bene ( per quanto possa andare bene dopo 30 Km di corsa). Ecco qui finisce la routine, cambia il mondo. E’ vero quello che dicono: al trentesimo finisce la corsa e comincia la maratona. Dal 30° diventa una cosa psicologica secondo me, non sono più solo i muscoli che devi controllare ma tutto il tuo corpo, i muscoli, i tendini, lo stomaco ma soprattutto la testa.
Io mi ero sempre detto che il mio obiettivo di questa maratona era arrivare in fondo, capire cosa significa per la mia testa e il mio corpo fare 42 km, gestire i segnali e interpretarli.
Dal 30° ho iniziato a sentire i muscoli tirarsi ma non avevo idea di quale fosse il limite e quindi ho iniziato a mixare corsa e camminata. Cosi facendo sono arrivato al 36° dove mi sono agganciato al treno dei 4:45 che ho seguito fino a 40°.Al 40° mi deve essere andato in palla il cervello infatti ho iniziato a ridere, sorridere e cantare. Cantavo di tutto da “We are the champions” a “puenta e gaina fregia” passando per “Vincerò” e “Si può fare”. Qui ho ripensato alle parole di Ferry e continuavo a guardare il cielo e cercavo te papà, vedevo che ero fiero di me e abbiamo anche parlato. Al cartello ultimo KM mi sono fermato e l’ ho abbracciato, da li una curva e si apre davanti a me il rettilineo finale, la gente ai bordi che allunga la mano per darti il cinque, qualcuno grida “MITICOOOO”, rido, continuo a ridere come un pazzo, ormai mancano 100 metri, 50, 20, è fatta! Finita! Una mano a me e una verso il cielo, GRAZIE PAPA’, questa è per te!
E’ fatta! E’ fatta! Quello che fino a 4 ore e 47 minuti prima mi sembrava una cosa impossibile adesso l’ ho fatta. Non voglio fare lo sborone ma, complice anche il fatto che probabilmente non conoscendo le mie reazioni non mi sono spinto fino al limite, giuro di non aver pensato per un solo istante “non ce la faccio” o “mollo” e,ad essere onesto, il mio pensiero negli ultimi 4-5 Km è stato che devo farne un’ altra presto perchè è bellissimo! In primavera, ma di sicuro l’ anno prossimo penso che sarò a Venezia con Marta! Penso che non ci sia miglior maratona che quella di Venezia per farla con la mia sorella!
Ora posso dirlo: da ciccione a Runner!
Lascia un commento