E’ passato un’ anno da quella sera quando per l’ ultima volta mi hai stretto la mano, quando per l’ ultima volta i tuoi occhi mi hanno dato la buonanotte, da quando il bastardo che stava consumandoti dentro mi ha dato l’ opportunità di sentire materialmente la tua presenza per l’ultima volta. Quella sera la tua mano che mi stringeva sempre più debole non ha stretto, quella sera per la prima volta ho capito davvero che io e te dovevamo farci una ragione e iniziare un nuovo cammino insieme, dovevamo risintonizzare i nostri pensieri su un nuovo canale. Più volte ho cercato di capire cosa significasse questo nuovo canale, ancora oggi dopo un’anno non ho trovato un vero significato. Diciamo che adesso, se posso fare un paragone, concepisco il nostro dialogo come se fossimo passati da skype a scriverci con dei post.
Dei post, si papa dei post! Quelle cose che non approvavi perchè dicevi erano una mania di egocentrismo ma che oggi sono per me l’ unico modo di scrivere da qualche parte quello che vorrei dirti. Noi ci parliamo spesso, spesso guardo il cielo e ti parlo. Tu mi hai insegnato tutto nella vita, da come fare la pipi nel cesso a come gestire un figlio, passando per l’ andare in bicicletta, al guidare ( la moto no! quella mi sono arrangiato), al fare il nodo alla cravatta. Sei sempre stato presente nella mia vita, talvolta in disparte per non farmi capire che non eri d’ accordo con le mie scelte ma ci sei sempre stato. Non ricordo qualcosa nella mia vita del quale non ho discusso ( e dico ben discusso nel senso che spesso quello erano, anche animate le nostre chiaccherate) con te, della quale non mi sono confrontato. I nostri pensieri spesso erano diversi, il tuo era per me sempre importante anche se poi spesso e volentieri facevo quel cazzo che volevo.
Quanti ricordi emergono ora, quanti pensieri, quante cose per le quali ti vorrei dire quel GRAZIE che non ti ho detto, quante cose per le quali avrei dovuto dirti ” avevi ragione” ma non l’ ho fatto.
Ci sono momenti nel quale ancora oggi non riesco a farmene una ragione, momenti nei quali davanti a qualcosa la mia mente dice ” ferma Paolo, ne parli con lui stasera e decidi”….purtroppo poco dopo mi accorgo che non posso dialogare con te ma che posso solo spiegarti e attendere un tuo segnale.
Quel tuo numero di cellulare che non esiste più sempre li nei preferiti collegato alla tua foto, la mancanza di voglia di cancellarlo, quasi a voler tenere un’ ultimo legame con te. Quante volte lo sfioro con il dito volendo chiamarti.
E’ passato un’ anno papa, un’ intero anno e da 365 giorni le nostre vite sono senza di te, senza i tuoi preziosi consigli. Ogni tanto penso a cosa è cambiato a parte il non averti più: TUTTO cazzo, tutto.
Prima io ero uno di quelli che arrivava da te a chiedere, eri il nostro mentore. Oggi non solo non posso più chiederti ma spesso mi trovo in situazioni di essere io al posto tuo, con domande e decisioni da prendere da solo, con scelte da fare, consigli da dare. Li non penso più di tanto, la mia domanda interna è sempre la stessa: cosa avresti scelto tu.
Non so bene se ho detto tutto, a dire il vero non so bene cosa ho scritto finoa qui, ma questo post nasce esattamnete per quello. Mettere nero su bianco alcune cose che ho in testa, i miei pensieri e riflessioni.
Chiudo il post con una foto che riassume molto, una foto di 3 anni fa che mai come oggi è quello che immagino. Matteo che gioca e tu, da lontano e quasi sfuocato, a guardalo, esattamente come oggi è in ogni istante.
CIAO PA, CIAO!
Lascia un commento