Ebbene si. Il 27 Ottobre 2013 ho messo nel cassetto la mia seconda maratona, la mitica maratona di Venezia. Comincio dalla parte che tutti vogliono sapere che mi interessa meno, ossia che ci ho messo 4:03:01, 3 minuti e 2 secondi in più del mio obiettivo (parte mezza vuota del bicchiere) ma 44 minuti abbondanti in meno di Torino ( Parte mezza piena del bicchiere).
Quello che invece voglio raccontare a tutti sono le emozioni e le sensazioni che ho provato in questa avventura, quelle cose per le quali quando ho tagliato il traguardo ho subito pensato alla prossima.
Correre una maratona non è una gara, è un’ esperienza personale, un confronto serrato con se stessi, con le proprie paure e i propri limiti.
Per me correre Venezia aveva un significato personale aggiuntivo, ossia correvo nella terra che 70 anni fa vedeva nascere il mio babbo. Le emozioni sono state forti. Quando sono passato in Mestre ho provato emozioni indescrivibili, la mente e il corpo andavano con due motori separati (infatti mi sono anche incarrato pestando una bella culata sul selciato mestrino). Guardavo il cielo e sentivo di essere osservato, sentivo di correre non più solo ma con te al mio fianco, quasi volessi farmi da cicerone in quei luoghi che io conosco solo per sentito dire ma che tu conoscevi bene. Grazie Babbo di avermi accompagnato.
Lasciando da parte le emozioni personali che voglio tenermi per me ( ne sono geloso) Venezia è stata anche un’ esperienza di squadra e amicizia. Siamo partiti in 4 ( purtroppo l’ amico Pier ci ha dovuto abbandonare la mattina perché è mancato il suo babbo) ma la famiglia di amici era ben più grande.
Infatti questa maratona l’ abbiamo corsa in tanti amici. Oltre a me, il Sacchi, Frank e Enrico a Stra la mattina ci siamo ricongiunti con Polo, Paolone e Domenico ( i miei mitici compagni di squadra 2Slow), con Dino, con il Sacconi,
con GB ( che non ho visto) e con il mio nuovo amico bellunese Alessandro conosciuto grazie ad una amicizia comune su faccialibro.
Poi Ognuno ha fatto la sua strada ma la bella sensazione è che tra tutti ci si cercava all’ arrivo per farsi i complimenti.
La gara è stata tosta ma molto bella. Grandi passaggi nei paesi pieni di gente come passasse il giro d’ Italia, passaggi in luoghi incantevoli lungo le rive del Brenta, in altri meno incantevoli nel porto e nelle zone industriali ( pochi a onor del vero) e, passato il terrore del mitico ponte di Mestre, l’ arrivo lungo i canali veneziani su e giu per ponti. Ma la cosa che penso porterò sempre nel cuore e nella mente è il passaggio in Piazza SanMarco, una sensazione stratosferica di grandezza. Tu alla fine della tua cavalcata che corri in mezzo ad una moltitudine di persone, gente che per un giorno ammira non solo la torre veneta ma anche questi pazzi che si sono fatti 41 chilometri per arrivare in quella piazza. La cosa più bella ancora è che il passaggio è doppio e, lasciatemi un poco di orgoglio fancazzaro, in questo passaggio ho incrociato il Frank che per me è il mio mito in maratona. Mai avrei pensato di arrivargli sotto.
Per me una gioia immensa, sensazioni uniche e ricordi indelebili.
Ed ora, purgata la maratona con una bella 10 giorni di sinusite e bronchite, la mente corre veloce al prossimo appuntamento, alla prossima sfida che potrebbe essere abbastanza presto.
Nota di Servizio: le foto sono gentilmente “prese in prestito” da MarathonPhoto. Questo giro non mi va di spendere soldi a palate per 4 fotine. Preferisco investirli in un’ altra emozione
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