
Raccontare la Monza Resegone di quest’anno è difficile, perché si sono accavallate una miriade di emozioni che difficilmente riuscirei a sintetizzare. Parto dal fondo, ossia dicendo che ci siano ritirati ai “camosci”, a 2 Km circa dalla gloria dopo 39 Km di gioia e sofferenza, risate e pianti, sfottii e incitamenti, ultimo ma non ultimo rutti e scorre. Ma non bisogna pensare che questa Monza Resegone sia stata per me una delusione…anzi…. E’ stata per me un’ esperienza unica, diversa dalla precedente perché quest’ anno in aggiunta alla fatica ho avuto il piacere di conoscere signora “sofferenza”, una brutta bestia che sono riuscito a schiacciare grazie alla testa e sconfiggere grazie all’ aiuto dell’ amico GIO. A Olgiate, puntuale come un’ orologio svizzero, l’ infiammazione al trocantere che mi ha pigliato appena dopo la maratona di Milano ma che pensavo di aver sconfitto si è ripresentata presentando il conto. Ogni passo era come un colpo di scalpello che mi colpiva sull’anca, una saettata che ti piega. Devo ammettere che la situazione era davvero tragica, ho alternato per 6 km e più tratti di corsa con tratti a passo veloce senza retroflettere l’ anca. Sono stati 6 chilometri durissimi, al limite delle lacrime ma grazie alla determinazione e alla testa ne sono raspato fuori. Un aiuto mi è arrivato dal buon Luis che, al seguito della terna 2SLOW mi ha visto in condizione critica e ha subito allertato Gio (Vergottini) che ha tirato fuori una bustina magica di Brufen ( voi non avete idea di che schifo faccia bersi il brufen mettendolo in bocca e aggiungendo acqua).

Alla fine comunque a Calolzio ne sono venuto fuori e sono rinato, sarà la rabbia sarà quello che vuoi ma mi sentivo come se fossi appena partito. L’ arrivo a Erve è stata una cosa inimmaginabile. Alle 2 di notte 2 ali di folla ci aspettavano e ci hanno accompagnato trionfalmente in paese. Io avevo la pelle d’oca, non oso pensare i miei due soci ervesi. Purtroppo però l’ ingresso a Erve mi ha rivelato che avevamo un problema del quale non mi ero accorto. Paolino non stava benissimo, aveva un colorino pallido che non lasciava trasparire nulla di buono. Ripartiti abbiamo lasciato a lui il comando ( alla Monza il più debole comanda, come lo sono stato io per i miei 6 chilometri di calvario ora toccava a a lui). Finiamo l’asfalto e Paolo purtroppo non migliora, anzi….alla salta verso il ponte non gira. Gli dico di attaccarsi che lo raspiamo su, le forze giuro non mi mancavano. Purtroppo al situazione non migliorava e mi rendevo conto che il problema del mio socio non era meramente fisico ma qualcosa d’ altro non girava. Paolo non riusciva a stare in piedi, ad ogni passo perdeva l’ equilibrio. Paolo non mollava ma devo dire ( e forse lo dico anche a lui qui per la prima volta) che iniziavo ad essere preoccupato, ma non della gara ( chi cazzo se ne fotte la rifanno ogni anno) ma della salute di Paolo. Lui non voleva mollare ma io avevo capito che sarebbe finita, ma non avevo il coraggio di stoppare io il suo sogno, non me la sentivo di essere io a dirgli fermati ma se non lo avesse fatto lui ai “camosci” lo avrei fatto io 2 metri dopo. Va bene la corsa, va bene l’ orgoglio ma la salute viene prima di tutto. Paolo aveva la pressione sotto una soglia non di sicurezza ma diciamo vitale, la saturazione sotto il 90 e chi come me e lui ha fatto qualche anno in ambulanza sa cosa significano questi valori. Ma

Paolo è l’anima “cosciente” della terna e ha capito da solo che era finita. Questa è stata la NOSTRA MonzaResegone, questa è stata la corsa che ha segnato il nostro ritiro ma posso dire che questa è stata anche la corsa più bella che ho fatto. Questa corsa ha dato a me personalmente la convinzione che la testa può comandare sul fisico, prima positivamente nel mio caso dove sono riuscito a comandare il dolore fisico con la mente poi con Paolo dove invece la testa ha avuto il sopravvento sul fisico. Volevo in ultimo ringraziare la terna dei miei compagni di squadra 2slower che, nonostante ci abbiano impietosamente passati a Calco, hanno lasciato il loro seguidores Luis Fantoni a scortarmi e darmi aiuto nel momento per me più difficile e ci abbiano aspettato per più di un’ora in capanna. NB: io e Pier, lasciato Paolo alle cure degli amici della CRI e rassicurati sulla sua ripresa, abbiamo continuato la nostra salita in capanna per portare comunque in capanna i colori di Erve e della ProLoco che ci ha sostenuto in questa avventura. L’ anno prossimo saremo di nuovo sulla pedana di Monza con gli stessi colori per cercare di portare quel ponte e quel Resegone che abbiamo disegnato sul petto in capanna ma stavolta tutti e tre insieme. Solo per la cronaca, nonostante 30 minuti fermi ( non vi dico la sensazione alle gambe quando siamo ripartiti) e il rallentamento tra Erve e i camosci abbiamo chiuso in 5:54, dentro il tempo massimo.
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