COVID19: La lontananza

Da quel 21 Febbraio per scaglioni siamo arrivati alla privazione di alcune nostre libertà, prima fra tutte la libertà di socialità, ossia la possibilità di gestire a nostro piacimento le relazioni interpersonali, dalle più lontane alle più vicine. Ci è stata imposta la lontananza che per noi Italiani è una privazione maggiore.

Questo COVID ci ha fatto interiorizzare questa situazione di solitudine, intesa come mancanza di relazione. A me ha permesso di metabolizzare maggiormente la mancanza più importante della mia vita, ossia quella di papà. Dover stare lontano da mamma, cosa che non era mai successa così pesantemente dalla morte di papa, dover interpretare le sue sensazioni e sentimenti al telefono e il farsi prendere dalla sensazione di impotenza, fa maggiormente comprendere il significato della lontananza e la sua relazione con il distacco. Lontananza è una fase temporanea, quel non disporre della fisicità e il doversi accontentare di contatti mediante un canale di comunicazione virtuale. La lontananza è temporanea, è reversibile. Questa è la sua grande differenza con il distacco, che non è reversibile. Però spesso cerchi di metabolizzare il distacco come lontananza. Ti aggrappi ai ricordi per non riconoscere il distacco, camuffarlo in una lontananza. Metabolizzare il distacco permette di alleviare la lontananza. Metabolizzare il distacco ti permette però di viverlo meglio, riconoscendone l’irreversibilità permette di vivere i ricordi non come speranza di ritorno ma come ricerca di insegnamenti e, in un certo senso, gioia di vita. E questa è il primo lato positivo nella negatività del trambusto che questo COVID ha portato nelle nostre vite.

Rispolverare i ricordi con nuova luce. Vivere il ricordo con il sorriso ricordando le situazioni.

Il mio ricordo riletto? Ricordare di aver preso papa e averlo portato in vetta alla Grignetta per la sua prima volta facendo con Nik gli sboroni sulla nostra conoscenza della Grigna e portarlo in Rosalba invece che in vetta per un piccolo errore ad un bivio che conoscevo a memoria 🙂. Ricordare quel giorno non come una inutile speranza, ricordare il ridere fatto e la gioia negli occhi di entrambi.
PS: dopo l’ho comunque portato in vetta

Babbo

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